Tragico attentato ai danni dei militari italiani in Afghanistan
Quattro alipini sono morti, un quinto è ferito. Gli italiani sono stati vittime di un’imboscata mentre facevano rientro da una missione nella valle del Gulistan a circa 200 km ad est di Farah, al confine con il distretto dell’Helmand. In quest’area operano gli italiani.
Secondo le primissime ricostruzioni, prima è esploso un ordigno, poi c’è stato un violento scontro a fuoco. Gli italiani erano a bordo di un veicolo blindato Lince che faceva la scorta a 70 camion civili. I camion trasportavano materiali per l’allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata Ice.
È probabile che ad esplodere sia stato un potentissimo Ied, gli ordigni rudimentali ma potentissimi. Il Lince non ha retto alla deflagrazione. I cinque militari erano in Afghanistan già da mesi ed erano prossimi al rientro in Italia. Tutte le vittime erano alpini del 7/o reggimento di Belluno, inquadrato nella brigata Julia. Tra loro, Sebastiano Ville, originario della Sicilia, di Francofonte, provincia di Siracusa.
Originario del Salento Marco Pedone, che abitava a Patù. Sempre della provincia di Lecce anche il militare ferito, che non sarebbe in pericolo di vita. Il militare ha riportato diverse ferite agli arti inferiori.
È ora ricoverato all’ospedale militare di Delaram. Secondo quanto afferma il maggiore Mario Renna, “è cosciente e ha risposto agli stimoli”. La terza vittima è Gianmarco Manca, come Pedone di stanza al VII Reggimento Alpini di Belluno. Manca aveva 32 anni. Era orfano di padre. Lascia la madre Pierina Cuccuru e la sorella Antonella. Era originario di Alghero.
La quarta vittima è il 26enne Francesco Vannozzi. Era nato a Pisa. Era caporalmaggiore di stanza al VII reggimento a Belluno.
La madre di Sebastiano Ville spiega che nessuno l’ha “ancora avvertita. E’ stata lei a chiamare la caserma di Belluno. Secondo quanto le hanno riferito, le vittime non sono ancora state identificate. La madre ricorda di aver sentito suo figlio solo ieri sera. Il militare ferito, che non sarebbe in pericolo di vita, è Luca Cornacchia, di 31 anni, originario di Pescina (L’Aquila).
Il mezzo era stato preso di mira già ieri. Lo ha detto il ministro della Difesa La Russa. Immaginabile lo stato di forte tensione e preoccupazione dei militari. L’attacco era avvenuto con armi leggere e aveva avuto come obiettivo sempre il convoglio dei 70 mezzi italiani per costruire una nuova base. Il Lince dell’Esercito italiano si trovava al centro di un convoglio per il trasporto di elementi logistici. La zona in cui è avvenuto l’attacco è al limite della competenza dei militari americani e inglesi.
In mattinata sono giunte anche le dichiarazioni del ministro degli esteri, Franco Frattini. “Quella in Afghanistan – ha detto Frattini – è una missione «fondamentale» per bloccare il terrorismo. Frattini ha spiegato che i terroristi che minacciano l’Europa arrivano proprio da quelle zone. Il ministro degli Esteri ha comunque sottolineato la necessità che venga accelerata la nuova fase di transizione. Il titolare della Farnesina ha ricordato il «contributo eccezionale ed unanimemente riconosciuto» dato dall’Italia alla formazione delle forze afgane.
Ancora una volta il veicolo Lince è protagonista di un attentato. Il mezzo, prodotto dall’Iveco, viene usato anche da altri eserciti nel mondo. Il veicolo Lince non regge più però agli ordigni sempre più potenti usati dagli insorti. L’esercito ha inviato in Afghanistan i primi 17 esemplari del veicolo blindato medio Freccia, ritenuto più sicuro del Lince.
Fonte: http://www.ondaiblea.it/2010100926308/Cronaca/Cronaca-nera-e-giudiziaria/attentato-a-farah-morti-4-militari-italiani-uno-era-sebastiano-ville-di-francofonte.html

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