14 ottobre 2010 - La cerimonia delle esequie di Sebastiano Ville, tenutasi ieri in una Francofonte gremita, oltre a rappresentare un momento di dolore e rispetto per il caporalmaggiore e per tutti i militari e commilitoni caduti in Afghanistan in missione di pace, è stato momento di riflessione.
Una riflessione importante da parte della gente che all’unanimità ha attribuito alla classe politica, ampiamente intesa, le colpe di tali episodi di sangue e la responsabilità a farsi carico dei bisogni, soprattutto occupazionali, delle nuove generazioni. Tanti, ma chiaramente non tutti, i militari sceglierebbero il servizio di leva e la carriera in divisa con non pochi sacrifici, semplicemente perché nessuna valida alternativa si aprirebbe dinanzi al loro futuro lavorativo.
Questa l’opinione sondata ieri tra la folla presente in piazza Garibaldi; ma anche l’impegno della politica a risolvere le relazioni internazionali evitando altri spargimenti di sangue. Di onore per la patria e missione di pace hanno parlato alcuni rappresentanti politici; di futuro, lavoro e crisi ha invece parlato il popolo.
“Francofonte per l’occasione ha risposto all’unanimità per donare grande affetto a questo ragazzo – ha commentato lo scrittore ed ex vigile urbano, Salvatore Di Marco – Un ragazzo pulito di una famiglia a cui non ha mai dato dispiaceri e che non ha mai fatto parlare di sé. Francofonte dall’intimo del suo cuore ha voluto tributare un enorme affetto a questo giovane. Non lo conoscevo personalmente ma mio figlio abita proprio sopra casa loro.
Per 30 anni ho fatto il vigile urbano. Quindi questo ragazzo l’ho visto nascere e crescere in queste strade. Il dolore e l’affetto che tributiamo a lui non è inserito in un rapporto di causa effetto ma è genuino, spontaneo, naturale. Francofonte raramente si accosta così numerosa a determinati eventi. Sapete perché?
Perché la gente è stanca della politica e in tutto quello che viene fatto e organizzato, la gente comune vede dietro la politica. Ma in occasioni come questa no. Questa è la storia di un ragazzo che non avendo un lavoro qui al sud è andato altrove in cerca di una occupazione, in una zona, in un settore in cui cosciente ha sposato il pacchetto di ciò che offriva questo impiego”. “La commozione ci attorciglia la gola – ha raccontato un alpino della sezione regionale – come un nodo che ci impedisce di parlare”.
Non lo conoscevo personalmente ma gli alpini siamo tutti uniti da uno spirito fraterno. Speranze, difficoltà, impegno e fatiche ci accomunano tutti. Andiamo avanti per la patria e per la nostra famiglia. Il suo gesto fa onore a tutti gli alpini di tutta Italia. Lontano da casa ha lasciato la vita per il bene supremo che è la pace che purtroppo ancora non si riesce ad ottenere”.
“Sono un veterano degli alpini – ha continuato un amico al suo fianco – e nella mia lunga vita ne ho visti tanti militari cadere in missione. Tutto ciò mi da un senso di debolezza. È la politica che deve farsi causa e operarsi per risolvere i problemi del sud ed evitare che questi episodi accadano in una terra così lontana. È una guerra ingiusta che non ha niente a che vedere con la pace. Quella è gente che non vuole la pace. Ed è assurdo che questi ragazzi paghino con la vita”. Rattristato anche il sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli.
“Un avvenimento che commuove tutti. In modo particolare ieri, quando ho visto scendere la bara all’aeroporto di Sigonella mi ha portato indietro gettandomi nello sconforto; momenti e avvenimenti che non vanno augurati nemmeno al peggior nemico. Questa è una terra che dona i nostri figli all’impegno e alla missione di pace da spendere in altri luoghi e oggi ci ritroviamo qui a piangere uno di questi figli.
Speriamo che le decisioni che vengono prese in ambito internazionale siano corredate di buon senso. Dobbiamo dire basta alle lacrime per i nostri figli”. “Un giovane che costituisce un esempio per tanti altri giovani che forse sono ancora in cerca di lavoro – ha aggiunto il prefetto di Siracusa Carmela Floreno Vacirca – Questo ragazzo aveva dei grandi valori trasmessi dalla famiglia. Ha dato la sua vita per il riconoscimento della pace e soprattutto dei diritti umani.
Cosa che forse in altri paesi ancora non avviene”. “È tutta colpa della miseria che c’è da queste parti – ha detto una signora del paese – Un ragazzo di 27 anni è costretto ad andare a cercare lavoro e sistemazione fuori da qui. È tutta colpa della povertà del nostro paese e del nostro territorio. I giovani sono costretti ad andare via per costruirsi un futuro. E poi vedete quello che succede. Se ci fosse il lavoro tutte queste stragi non accadrebbero”.
Fonte: http://siracusa.blogsicilia.it/funerali-ville-dopo-il-dolore-il-rancore-della-gente/9443/
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Funerali Ville, dopo il dolore il rancore della gente
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